Lo smart working non è un’etichetta
Quando affermiamo che lo smart working non è un’etichetta intendiamo dire che non è qualcosa di statico, una parola, un bel concetto, o come molti oggi sostengono il bene o il male di quello che sta accadendo a livello trasformativo nelle organizzazioni.
Sicuramente possiamo affermare che non è sovrapponibile all’esperienza del lavoro in ufficio, in presenza. In realtà, lo smart working, al di là delle normative e delle condizioni logistiche idonee, richiede un modo diverso di approcciare il lavoro, sia da un punto di vista individuale, sia manageriale, si organizzativo. Lo smart working richiede una sostanziale trasformazione della cultura organizzativa.
Semplicistico applicarlo e basta
La pandemia ci ha messo di fronte ad una necessità ineludibile: continuare a lavorare. Lo smart working, se poi è così che va chiamato quello pandemico, è stato applicato forzosamente per poter rispondere alle esigenze dettate dall’emergenza sanitaria, senza avere altre alternative per permettere al nostro sistema economico di sopravvivere. Ha avuto il grande pregio di permetterci di continuare a lavorare in condizioni inusuali e difficili. Purtroppo, però, non è sufficiente applicarlo e applicarlo come se fosse un modo alternativo di svolgere lo stesso compito che abbiamo svolto fino a febbraio di quest’anno.
Pro e contro da considerare
Certamente nessuno di noi può negare l’importanza e le possibilità che la tecnologia ci ha messo a disposizione in un periodo storico così difficile e complesso. Pensiamo, quindi, sia riduttivo parlare di smart working focalizzandosi solo sulla dimensione favorevoli o contrari. Noi crediamo che lo smart working offra numerosissime opportunità per lavorare in modo completamente diverso, ma allo stesso non possa sostituire il modo di lavorare in presenza. Per questo siamo assolutamente d’accordo con il prof. Vittorio Pelligra, quando sostiene che:
“…allora si pone il problema, e la grande chance, di ripensare il lavoro stesso, perché questo diventi veramente smart”.
In particolare, secondo noi diventa imprescindibile per le organizzazioni lavorare per generare una cultura smart del lavoro che calzi perfettamente sulle persone che costituiscono l’organizzazione.
Prendersi ancora più cura delle persone
Una svolta molto interessante che il lavoro smart potrebbe introdurre è che, dopo decenni di retorica sulla centralità dell’individuo nell’organizzazione, oggi questo possa accadere veramente. La persona al centro dell’organizzazione smette di essere uno slogan e diventa realtà.
Un’organizzazione che voglia introdurre lo smart working in modo concreto e significativo deve investire per aumentare la cura delle proprie persone, sia da un punto di vista manageriale, sia di condivisione e di coinvolgimento, sia di inclusione.
Spostare il baricentro dal controllo alla responsabilità, ma non solo…
Come contraltare a questa centralizzazione delle persone, che devono mettere in atto le organizzazioni, si apre anche una riflessione sulla trasformazione che gli individui devono mettere in atto. La cura delle persone necessaria per generare un modo di lavorare smart costruttivo, richiede al contempo una maggiore assunzione di responsabilità da parte degli individui e lo scioglimento del controllo, con la conseguente liberazione di un’autonomia individuale spesso repressa o compressa dentro l’organizzazione.
Citando sempre il prof. Vittorio Pelligra convergiamo ancora una volta : “Ed è chiaro che coloro che chiedono che non si torni a lavorare come prima, non stanno chiedendo solo di continuare a lavorare da remoto, ma, piuttosto, una trasformazione più profonda del lavoro, un ripensamento capace di immaginare attività, mansioni e ruoli con un senso diverso, con più significato, dove ognuno non si senta solo mezzo, ma anche, un po’, fine”.
Una cultura manageriale che prediliga e stimoli una trasformazione non solo del lavoro, ma anche e soprattutto delle persone e delle loro relazioni per generare culture organizzative più funzionali, coerenti e attuali, crediamo sia una necessità oggi imprescindibile e non rinviabile.
Siamo convinti che sia fondamentale lavorare per ripensare e trasformare il lavoro, ma siamo altrettanto convinti che sia necessario supportare le persone nella loro trasformazione come smart worker.