L’apprendimento è un tesoro che seguirà il suo proprietario ovunque.

proverbio cinese

La situazione contestuale e la necessità, molto umana, di semplificazione ci portano a pensare che per fare formazione e sviluppo lo strumento utilizzato non sia una variabile rilevante.
Anzi, quando incontro i miei clienti e colleghi sento spesso parlare di aumentata produttività, di maggiore efficienza nel modo di gestire le attività, di focalizzazione e tenuta, dovuta alla gestione a distanza.


In realtà, per fare attività di formazione e sviluppo lo strumento digitale si presta, ma presenta anche una serie di limitazioni. Innanzitutto, fare formazione in ‘solitaria’ rende più difficile stimolare un apprendimento non auto o oligo-generato, mentre nel condividere uno spazio di apprendimento più ampio, che coinvolge altre persone anche la qualità dell’apprendimento cresce.

Il digitale, come già accennato in un altro articolo, per sua natura è frammentato e questa frammentazione, se non riequilibrata, rischia di togliere all’individuo la capacità di generare pensiero sistemico e interconnesso.

La formazione si deve porre come obiettivo quello di permettere alle persone di pensare, di capire, di mettere in discussione, di riflettere. Significa che la ‘piacevolezza’ dell’esperienza non è il fine ultimo della formazione, che quindi per sviluppare apprendimento può avere bisogno di elementi non sempre piacevoli.

Per poter apprendere a volte i partecipanti devono anche darsi il tempo di annoiarsi, di sentire che si stanno sforzando, che hanno bisogno di riflettere su ciò che gli viene proposto, di potersi sentire frustrati e di provare emozioni diverse: piacere, imbarazzo, rabbia…

Quando questo processo viene liberato da molti di questi impedimenti, o come spesso si suole dire, reso più efficiente, anche l’apprendimento ne risente e ciò che ciascuno rischia di portarsi a casa è molto scarso in termini di valore aggiunto.
Il rischio che si corre è che dopo una sessione formativa priva di spigoli e di angoli, rimanga attaccato all’individuo molto poco, se non il nulla. Si sa le asperità sono elementi che non si cercano volontariamente, ma sono anche le principali fonti di soddisfazione, di sviluppo e di riconoscimento.

Per altro i processi di efficientamento della formazione, sia sincroni, sia asincroni sono spesso esasperati dalla necessità di non occupare troppo tempo al partecipante. Peccato che in un tempo ridotto il processo di apprendimento viene talmente compresso da renderlo superficiale. Talmente superficiale da rischiare di diventare insignificante, cioè non in grado di saper aggiungere nessun significato ulteriore.

Per noi erogare percorsi sia digitali, sia tradizionali attraverso la progettazione di processi facilitanti l’apprendimento, anche a scapito di qualche comodità, è fondamentale per poter generare apprendimenti stabili e duraturi.